Città dalle origini antichissime, i cui resti di epoca romana sorgono nei pressi del fiume Garigliano. L’allora Minturnae faceva parte della Pentapoli Aurunca, alleata dei Sanniti contro Roma. Distrutta dai romani nel 314 a.C. insieme ad Ausona e Vescia (si ipotizza le attuali Ausonia e Suio), la città iniziò a risorgere con la costruzione della Regina Viarum, la Via Appia, ad opera del censore Appio Claudio Cieco nel 312. Nel 296 a.C. fu ripopolata, divenendo colonia romana. Centro commerciale di rilievo, Minturnae assolse la funzione di controllo della strada fluviale (l’antico Liris, oggi Garigliano) e del Pons Tirenus, menzionato da Cicerone.
La denominazione della città deriva, forse, da Me-nath-ur, preda del fuoco, o da Minotauro, figura della mitologia greca.
Nelle sue paludi minturnesi trovò rifugio il console Caio Mario, nell’88 a.C, tallonato dagli uomini del rivale Silla. I magistrati ordinarono la sua uccisione per mano di uno schiavo cimbro, ma egli riuscì a sfuggire alla morte dopo aver intimorito il germanico. Caio Mario venne aiutato dalla popolazione locale ad imbarcarsi sulla nave di Beleo, diretta in Africa. Attualmente un busto in bronzo del console si trova nel locale Municipio.
La caduta dell’impero romano d’occidente determinò anche il declino di Minturnae, esposte alle frequenti scorribande degli eserciti in transito nella zona costiera. Verso il VI secolo d.C, la popolazione locale abbandonò la città-porto e si trasferì in collina, ritenendola un luogo più sicuro. Forse per volere del Papa Leone III nacque Castrum Leopolis, che prese poi il nome di Traetto, dalla scafa che congiungeva le due sponde del Garigliano che venne mantenuto fino a Luglio del 1879. Il nuovo centro fu circondato da una muraglia, intervallata da torri quadrate e circolari e dotato di tre accessi principali: Portella, Santo Stefano e Porta Nova.
Con la battaglia del Garigliano nel 915 terminò l’occupazione del territorio ad opera dei Saraceni, battuti dalla Lega Cristiana di Papa Giovanni X. In seguito, la città fece parte prima del Ducato di Gaeta e poi divenne possedimento dell’Abbazia di Montecassino.
Diverse famiglie regnarono sul comprensorio minturnese: Dell’Aquila, Caetani, Colonna e Carafa. Già Sede Vescovile, Minturno ricade oggi nella circoscrizione dell’Arcidiocesi di Geata.
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